Il cognome Zarantonello e' un classico esempio di forma cognominale derivata da un nome proprio usato inizialmente come patronimico. Il patronimico era il nome del padre: quando il padre moriva, invece di "de", si usava l'avverbio "quondam" - abbreviato in q - corrispondente all'attuale "fu". L'affermazione dei cognomi di famiglia e' un fenomeno che ha preso consistenza quando le famiglie dei centri rurali cominciarono ad assumere un ruolo piu' preciso all'interno delle istituzioni paesane. Queste persone sentirono il bisogno di una maggiore identita' individuale che le distinguesse dalle altre e che, nel medesimo tempo, favorisse e rendesse piu' agevole la trama dei rapporti all'interno della comunita'.
Troviamo la prima traccia scritta del cognome Zarantonello in un documento del 9 febbraio 1588: " Antonius q. Petri de Zanantonielis a nemore decanus de Villa Plana " - Antonio del fu Pietro della selva degli Zanantonielli decano del villaggio Piana. In questo caso la proposizione "de" inserita in una frase scritta in latino, dove c'e' gia' il genitivo che indica il patronimico (Zanantonielis = degli Zanantonielli), segna il passaggio che portera' alla formazione del cognome De Zanantoniello; in origine questi patronimici si presentavano preceduti dal "de" alterato in diminutivo/vezzeggiativo. Nel '600 la forma cognominale sara' De Zanantoniello, mutata successivamente in Zarantonello. (NEMORE = da nemus -nemoris = selva, bosco, piantagione di alberi.1588, 9 FEBBRAIO)
Nella vicinia del comune di Cornedo del 4 novembre 1493 presenziano come capifamiglia Zanantonius q. Nicolai e Zanantinius q. Petri. Non e' specificato il luogo dove abitano ne' il loro soprannome. Leggendo il nome delle persone presenti, la quasi totalita' di loro aveva firmato l'atto notarile con il nome di battesimo seguito dal patronimico. Il 12 agosto 1476, testimone di un atto notarile era un Jacobo filio Johannis Antoni q. Jacobi a Plana. Il 7 settembre 1509 troviamo un Bernardus q. Zanantonius a Plana.
Nella vicinia di Valdagno del 1510 erano presenti: Benedictus Johannis Antonji a Plana Domenico Zuan Antonji a Plana. Si puo' notare come di tutte queste persone e' indicato il nome di battesimo seguito dal nome del padre; molto probabilmente erano antenati o parenti di quel Antonio del fu Pietro della selva degli Zanantonieli, che nel febbraio 1588 era decano della Piana.
Dai patronimici Zanantonius, Johannis Antoni, Zuan Antonji deriva il cognome de Zanantonielis, poi De Zanantoniello ed infine Zarantonello. Dal 1600 ad oggi troviamo famiglie Zarantonello presenti alla Piana, a Muzzolone, Valdagno, Cornedo. Ancora oggi esiste a Muzzolone una "Contra' Zarantonello".
Documenti
1476,12 AGOSTO
A.S. V, Testamenti in bonbacina, vol.48, notaio Baptista q. Nicolai a Grevis de Valdagno
Presenziava come testimonio del testamento di Jacobus q. Leonardi Federici di Novale un certo Jacobo filio Johannis Antonji q. Jacobj a Plana
1493, 4 NOVEMBRE, Cornedo
A.S. V, notaio Neri Gio Giacomo, busta 220
Vicina di Cornedo
Zanantonius q. Nicolai , Zanantonius q. Petri
1509, 7 SETTEMBRE
A.S. V, notaio Clementis q. Pauli de Valdagno
Bernardus q. Zanantonius a Plana
1510
Vicinia di Valdagno
Benedictus Johannis Antonji a Plana, Domenicus Zuan Antonji a Plana
1588, 9 FEBBRAIO
A.S. V, notaio Fabio Venturelli, busta 8932
Antonius q. Petri de Zanantoniellis a memore decanus de Villa Plana
Le Famiglie Zarantonello della Piana
II 16 febbraio 1322 il podesta' di Vicenza Balardino Nogarola, conforme alle direttive di Cangrande della Scala, allora Signore di Verona e Vicenza, concedeva particolari privilegi alle popolazioni montane che abitavano oltre il torrente Livergon. II decreto riguardava gli abitanti del monte di Magre, del monte di Malo, di S. Vito di Leguzzano, Valdagno e Cornedo. Esso pero' doveva funzionare anche per gli abitanti della riva destra dell'Agno e quindi anche per il villaggio di Piana che allora era una semplice contrada di Cornedo. II documento e' importante perche' nomina i teutonici. "Theutonicis" che abitavano quella regione montana da un'epoca imprecisabile, ma sembra tra il 1000 e il 1300, allo scopo di dissodare le terre. II decreto autorizzava queste persone a scegliersi i rappresentanti che si prendessero cura dei loro interessi nei confronti dei rispettivi comuni di fondo valle, nonche' concedeva loro il diritto di pascolo e quello di raccogliere la legna.
Cornedo era anche uno dei 13 paesi nominati nel privilegio concesso al Vescovo Girolamo di Vicenza dall'Imperatore Ottone III nell'anno 1000. I vescovi di Vicenza vi avevano quindi diritto di Signoria e di tale diritto avevano rivestito i nobili Trissino, venuti dalla Germania nel secolo undicesimo. Dai codici dei Feudi dell'Archivio di Curia si legge anche che nell'anno 1310 il comune di Cornedo comperava dal Vescovo di Vicenza le selve di Muzzolone e di Cerealto. Nel documento si specificava che queste terre erano state dissodate (messe a coltura) dai lavoratori tedeschi negli ultimi decenni del 1200. II villaggio di Piana non veniva citato, quindi si puo' presumere che quelle terre fossero gia' state dissodate.
In generale si puo' affermare che le valli del vicentino erano abitate prima del 1000 nella parte piana da popolazioni di origine latina mista ad elementi barbarici ivi stabilitisi durante le invasioni; mentre la parte montana, rimasta per lo piu' incolta e disabitata fin verso il 1000, comincio' verso quest'epoca ad essere abitata da emigrati tedeschi: questi, divisi in gruppi e alle dipendenze dei comuni di fondo valle, formarono il primo nucleo dei villaggi montani.
Tra la fine del 1300 e l'inizio del 1400, Venezia che costituiva gia' uno stato plurisecolare con un territorio non molto vasto, si espanse in terraferma. L'entroterra veneto era stato terra di conquista di Signorie in concorrenza tra loro: gli Scaligeri, i Carraresi, i Visconti.
I veneziani avevano seguito la massima di mettere gli avversari gli uni contro gli altri, mantenendo con un'abile politica di trattati l'uso delle varie vie fluviali e di terra; infatti le due vie fluviali del Po e dell'Adige erano essenziali al commercio veneziano, cosi' come lo era la via di terra che per Pontebba e Tarvisio raggiungeva i mercati della Carinzia, della Stiria e dell'Austria superiore.
Ver so la fine del 1300 i Veneziani si resero conto di quale grave pericolo rappresentasse per loro l'iniziativa prima degli Scaligeri, poi dei Carraresi ed infine dei Visconti di Milano, di creare un vasto possesso territoriale nell'Italia del Nord. Venezia decideva allora di espandersi verso l'entroterra veneto e di convertire gradualmente i suoi investimenti commerciali in quelli fondiari.
Tra il 1404 e il 1405 Venezia occupava Verona, Vicenza e Padova. Dopo l'acquisizione militare e politica dei territori iniziava la corsa, da parte del patriziato veneziano, ad accapararsi le terre. Vicenza, per la sua relativa lontananza, vide una presenza molto inferiore di proprietari veneziani: nei primi decenni del '600 solo il 3,7% delle terre coltivate nel vicentino erano confluite nelle mani dei patrizi veneziani; in compenso, si assistette ad un considerevole trasferimento di proprieta' fondiaria nelle mani delle famiglie nobili o borghesi di Vicenza.
P er i paesi della media valle dell'Agno la presenza dominante fu quella delle famiglie Trissino e Piovene. I Trissino erano presenti gia' dai primi secoli dopo il Mille. Titolari di feudi vescovili fin dai secoli XII-XIII, con la sola interruzione imposta dalla signoria viscontea, vennero riconfermate nelle loro prerogative nei primissimi anni della dominazione veneziana. Nonostante questo, durante la guerra della Lega di Cambrai (1508-1511), si schierarono, con altre famiglie della nobilta vicentina, dalla parte degli Imperiali contro Venezia. Negli anni burrascosi della guerra, le comuni ta' della valle dell'Agno cercarono di sottrarsi al tributo della decima dovuta ai Trissino, auspicando un intervento della Dominante a loro favore. A guerra finita, Venezia riteneva conveniente dimenticare "il tradimento" e considerare il ceto nobiliare quale sicuro referente nella sua linea politica in terraferma.
Verso la meta' del secolo XVI il villaggio di Piana venne giudicato dal governo centrale di Venezia in grado di gestirsi da solo.
II 30 agosto 1556, il doge di Venezia Lorenzo Priuli, comunicava al podes ta' di Vicenza, Gerolamo Mocenigo, che il consiglio dei Dieci aveva decretato la separazione di Piana dal comune di Cornedo. " Vi significhiamo che per autorita' di questo Consiglio sia concesso alli fedeli nostri habitanti nella contra' della Piana del Comune de Cornedo, territorio vicentino, che siano et esser s'intendino separati et divisi dal detto comun de Cornedo, con la conditio pero' che lo sia assegnato la portione conveniente delle gravezze et utilita' del detto comun, come hanno supplicato et consiliano ii Rettori nostri di Vicenza facendo fede cib esser di satisfattione e li Deputati de Cornedo et che tal separazione non sera di alcun interesse alla Signoria Nostra come dalle loro lettere si e' inteso di che ne sia data noticia alli Rettori presenti et successori con ordine che la presente nostra concessione facino inviolabilmente osservare "
La comunita' di Piana completo' allora la sua organizzazione. La prima autorita' del Comune era il "degan", cioe' il "decano "( nome latino ma di costituzione longobarda) . Accanto al Decano stavano i Consiglieri e il Cassiere, piu' comunemente chiamato "massaro", gli ufficiali di polizia campestre e boschiva, detti i "saltari", che corrispondevano alle nostre guardie campestri e boschive.
Quando c'era da prendere qualche deliberazione di carattere straordinario, veniva interrogato il popolo e la domenica, dopo la Messa , si convocava l'assemblea della Comunita'. A tali adunanze, dette "vicinie", dovevano partecipare tutti i capi-famiglia che approvavano o respingevano i decreti del comune con la libera votazione ;i partecipanti alla vicinia, in presenza di un notaio, "balotavano" (ossia inserivano delle palline in due cesti, bianco per chi acconsentiva e rosso per chi respingeva la proposta) .
In antichi documenti (esempio datato febbraio 1588) si può gia' notare la presenza delle famiglie Zarantonello alla Piana. Il 16 ottobre 1604 sopra la piazza e al suono delle campanesi svolgeva la Vicinia generale formata da 53 capi-famiglia per l'elezione "di un rev.do sacerdote in loro curato et rettor della chiesa di S.Josepho di detto loco da esser poi, con l'authorita di detta convicinia, presentato per l'egregio mess. Leonardo Zarantonello consigliero al Mons. ill.mo et Rev.mo Cardinale Giovanni Dolfin nostro di Vicenza".
G li abitanti di Piana avevano esercitato il diritto di scegliere il loro curato e di sottoporne poi la nomina al vescovo di Vicenza tra i presenti: Giulio Zarantoniello, Francesco Zarantoniello, Zuane Zarantoniello, Antonio Zarantoniello. Qualche anno dopo, il 22 agosto 1609, su iniziativa del Comune, la vicinia composta da 56 capi-famiglia s'impegn o' a celebrare come giorni festivi tutte le feste della Madonna ;t ale iniziativa fu determinata "da li molti intortuni di acque et tempeste occorse li anni passati". Ogni abitante di Piana doveva astenersi, in detti giorni, dai lavori dei campi con una multa di 30 soldi e di 60, se uno veniva sorpreso a lavorare con gli animali. Due dei quattro Consiglieri erano Antonio Zarantoniello e Francesco Zarantoniello.
I singoli comuni amministravano da secoli beni di proprieta' regia costituiti da pascoli e boschi concessi gratuitamente agli abitanti ; e rano "i beni comunali", che non potevano essere alienati e non erano soggetti a oneri fiscali. Un'altra cosa erano i "beni comuni" o i "beni del Comune" o "beni comunali del Comune" che facevano parte del patrimonio del singolo Comune come ad esempio i “mezzi campi” frazionati e concessi in affitto per nove anni.
Nei primi anni della dominazione veneziana i "beni comunali" divenivano demanio della Repubblica, cos i' come Venezia dichiarava di sua proprieta' tutti i corsi d'acqua maggiori e minori ;ai privati ne era concesso l'usufrutto, dopo regolare investitura e pagamento dell'imposta. La Serenissima , che con la conquista in terraferma, si era assicurata un ampio territorio ricco di prodotti agricoli, nel tempo individuava una serie di modelli organizzativi e di controlli sui boschi, terre incolte e coltivate, corsi d'acqua, per molti aspetti all'avanguardia . Queste leggi condizioneranno nei secoli a venire nel bene e nel male tutte le attivita' agricole e produttive della valle dell'Agno. Per quanto riguarda l'utilizzo dei corsi d'acqua era stato istituito tra il 1545 e il 1556 una magistratura apposita: "I provveditori sopra Beni Inculti" La procedura per ottenere il permesso di utilizzo era molto complessa e rigorosa e molto spesso sorgevano contrasti e controversie tra chi richiedeva la concessione per uso artigianale (molini ecc.) e i contadini che utilizzavano l'acqua per l'irrigazione.
Pre sso l'Archivio di Stato di Venezia e' conservata un'antica mappa (17 agosto 1563), relativa alla Valle dell' Agno e i paesi di Piana, Cornedo, Cereda, Brolliano, Castelgomberto; la pratica amministrativa a cui si riferiva questo disegno era stata presentata per problemi relativi ai corsi d'acqua disegnati sulla mappa: il torrente Agno, la roggia dei molini( un'altra seriola sulla destra del torrente), la seriola dei Trissino e quella dei Piovene. Piana era un comune essenzialmente agricolo.
II 15 novembre 1643, giorno di domenica, i capi-famiglia della Piana stabilirono che non dovessero "esser arati li beni prativi o sia li mezzi campi del detto comun in contra' dell'Agno"; tale deliberazione veniva approvata a Vicenza il 28 maggio 1647. Questo documento reca la sottoscrizione dei capi-famiglia.
Questi erano:
Battista Piana, Mattia q. ser Leonardo Piana, Domenico Zarantonello, Battosta Benedetti Zuanne Zarantoniello, Zuanne Benedetti, Francesco Benedetti, Andrea Pelloso, Nicolo Pelloso, Battista Pelloso, Paulo Solda, Iseppo Pelloso, Giacomo Grigoletto, Crestan Sperman, Bortolo Grigolato, Oratio Grigolato, Marco Grigolato, Mattio Zarantoniello, Amaio Zarantoniello, Iseppo Batistin, Michiel Zilliman, Simon Zilliman, Francesco Vencato, Domenico Pressanto Piazza, Battista Zarantoniello q. Piero, Fra:ncesco Zoso, Battista Rozero, Battista Marangon, Domenico Guazzotto, Zuane Guazzotto, Piero Piana q. Zuane, Antonio Zarantoniello, Zuanne Zarantoniello, Paulo Zarantoniello, Sebastian Zordan, Paulo Zordan, Francesco Zordan, Piero Zordan, Bernardo Zordan, Mattio Zordan, Iseppo Zordan, Tomaso Zordan, Francesco Zordan, Marco Zordan, Giacomo Zordan, Andrea Solda, Gerolamo Solda, Piero Solda, Bortolo Bartolomei, Zuanne q. Marco Bortolomei, Domenico di Paolo Pianna, Zuanne Zoso. Furono assenti alla suddetta vicinia soltanto due capi-famiglia, e cioe Bernardo Vencato e Mattio q. Battista Pianna.
La prima chiesetta di Piana era stata eretta a spese di quella povera popolazione nel 1540-41. Nel 1575 il sacerdote D. Giammaria Santolini presentava al Vicario generale di Vicenza, Pietro Campano, che si era recato alla Piana, un esposto che illustrava molto bene le condizioni religiose e civili del piccolo villaggio.
" Sono quattro anni e mezzo che io officio in la chiesa predetta di S.lseppo e Valentino della Villa della Piana, nella quale ghe sono 50 famiglie o case nelle quali ghe sono da anime dosento e piu' de comunione. Et perche' in detta chiesa dellaPiana, non si tengano i Sacramenti per essere sottoposta alia chiesa parrocchiale di S. Gio. Battista de Cornedo, ne' in essa si esercita la cura delle anime, ne' si seppelliscono morti et sapendo che detti poveri homini patiscono assai nella cura delle Anime per la distanza di essa chiesa della Piana da quella di Cornedo per forse doa miglia e anco sopra della chiesa della Piana si trovano delle case distanti doa miglia in circa et sono persone rozze Todesche che assai non sanno parlare Italiano. Imperrocche ghe sono morti diversi di essa villa della Plana senza i debiti sacramenti·· Io l“ a Piana sto per cappellano messo dalli homini della Piana li quali mi danno il vivere per non patire almanco della messa · · · "
Da queste ultime parole di D. Santolini appare che egli si trovava a Piana in forma privata, senza nessuna investitura da parte dell'autorita' ecclesiastica diocesana.
Nel medesimo anno 1575 il Vicario generale stabiliva che:
1. nella chiesa di S.Giuseppe e Valentino della Piana si potessero amministrare tutti i Sacramenti;
2. la chiesa avesse il suo cimitero chiuso convenientemente, per evitare qualsiasi danno da parte degli animali;
3. il sacerdote D.Santolini, il quale da 4 anni e mezzo celebrava nella Chiesa di Piana, vi rimanesse stabilmente, munito di tutte le facolta' inerenti alla cura d'anime;
4. al sacerdote della Piana fosse data quella parte di frutti decimali di qualunque genere (biade, legumi, vino) provenienti dal territorio di detto comune, secondo la divisione fatta nel 1556 dal Governo di Venezia. Da tale rendita dovevano sottrarsi due parti: una spettante a quattro chiericati esistenti nella chiesa di Cornedo e un'altra, da fissarsi, che doveva esser corrisposta al Seminario e alla chiesa suddetta.
Tuttavia il sacerdote di Piana dovette accontentarsi di 50 ducati, che gli venivano pagati meta' dal Comune e meta' dall'arciprete di Cornedo, nonostante tutti dei frutti che questi continuava a percepire anche sul territorio di Piana.
In una vecchia carta conservata nell'archivio di Curia si vede riprodotta la pianta di questa prima chiesa di Piana. Misurava in lunghezza 61 piedi e in larghezza 18. Lungo la parete destra di chi guardava la facciata, si trovava il cimitero, che si estendeva 60 piedi in lunghezza e 21 in larghezza, mentre di fianco alla parete sinistra correva la via comunale. Davanti alla facciata si estendeva una piazza di 28 piedi e dietro al coro c'era l'abitazione del curato. I quattro altari iniziali furono ridotti a tre, il maggiore dedicato a S.Giuseppe e i due laterali a S. Valentino e alla Vergine.
L a comunita' di Piana si preparava alla visita Apostolica del cardinale Valier, vescovo di Verona, che avvenne il 20 settembre 1584. In quella occasione fu consacrata la Chiesa e furono benedette 3 campane, di cui una per la Chiesa di S.Marco di Muzzolon.
Una vicinia importante avveniva il 10 maggio 1711. In essa si sancivano gli " Statuti del Comune ", molto incompleta rispetto a quelli composti durante i secoli XIV e XV, dagli altri antichi comuni rurali del vicentino, dove erano contenute le norme precise per tutta la vita della Comunita', comprese le sanzioni contro i bestemmiatori, i trasgressori del precetto festivo e insieme le nomine e i compiti degli ufficiali del Comune. Mentre quest'ultimi si limitavano invece quasi esclusivamente alla preservazione dei boschi contro ogni danneggiamento da parte di privati.
1. Chi tagliera' da piedi fuora legni de castagnara o d'altra specie sufficienti ad uso di fabrica o ad uso di lavorare, nei boschi del Comun, sii rnanifestato in troni sei per cadaun legno che tagliasse, dico troni 6;
2. Chi tagliera mazze o polghe di castagnara da piede fuora, ne' detti boschi sii manifestato in troni due per cadauna polga o mazza che tagliasse, dico troni 2;
3. Chi tagliera nei detti Boschi legne da foco di qualsiasi condizione, o da piedi fuora o dalle castagnare et altri legni, sii manifestato in troni uno per cadauna volta, dico troni 1 ;
4. Chi tagliera nei detti Boschi da piedi fuora in tutto o in parte zocchi, di qual sii sorte di legno che siino vivi, sii manifestato in troni quattro per cadauna volta e l'istesso si intendi di chi li danneggiasse con acete o altra specie di ferro sopra terra, dico troni 6;
5. Chi con cadauna serpe di ferro danneggera zocchi di qual si sii sorte di legno che siino in parte vivi e in parte secchi ne' detti Boschi sia manifestato in troni due per cadauna volta, dico troni 2;
6. Chi nei detti Boschi tagliera' regne da piedi fuora in tutto o in parte zocchi di qualunque sorta di regno che siino del tutto sechi, sii manifestato in troni uno per cadauna volta, dico troni 1 ;
7. Chi nei detti Boschi fara' broco di qual si sii sorte di legno o ad uso di cibo per animali o per qual si sii altro motivo, sii manifestato in troni cinque per cadauna volta, dico troni 5;
8. Chi pascolera' con animali bovini, cavalini, asinini o caprini in qualche parte di bosco guizzato o tagliato prima che spirino anni tre dopo detto taglio sii manifestato in troni due per cadaun cappo di animale e in cadauna volta, dico troni 2. Et chi pascolera con pecorini, sii manifestato in soldi otto per cadaun cappo di detti animali e in cadauna volta passati poscia anni tre, dopo il taglio non possino corer detti manifesti, dico soldi 8;
9. Chi danneggera' li Ripari fatti dal Comun o al torrente Agno o alla Val Gardaro col sbregar via qualche stassa o traverso, che sii manifestato in troni dieci per cadaun legno che sbregasse via, dico troni 10;
10. Chi da Lavorieri levera via qualche legno del tutto scleiodato o dall'acqua o fosse stato posto senza chiodi,sii manifestato in troni tre, dico troni 3;
11. Chi estrazera chiodi da detti Lavorieri sii manifestato in troni dodici per cadauna volta, dico troni 12;
12. Chi tagliera' da piedi fuora pianta cime di qual si sii condicione esistenti negli argini suddetti o ne' benni del Comun sii manifestato in troni otto per cadauna volta, dico troni 8;
13. Chi tagliera' da piedi fuora qual si sii pianta morta negli argini o beni suddetti sii manifestato in troni tre per cadauna pianta, dico troni 3;
14. Chi dalle piante existente negli argini o beni sudetti fara' legna da foco sii manifestato in troni tre per cadauna volta, dico troni 3; Et in caso con il taglio di dette legne venisse inferito notabile danno a qualche pianta sii manifesto nel doppio, saranno troni sei , dico troni 6;
15. Chi con animali cavalini, bovini, asinini o caprini pascolera negli argini sudetti sii manifestato in troni due per cadauno animale e in cadauna volta, dico troni 2 Et chi pascolera' nelli medemi argini con animali pecorini sii manifestato in soldi otto per cadauno cappo di animale et in cadauna volta, dico soldi 8;
16. Li saltari estrati a sorte pro tempore dalli Consiglieri alla custodia delle terre boschive se manifesteranno alcuno che inferisca danni ut supra, conseguiranno due terzi di detti manifesti e l'altro terzo sii ad utile de' uomeni terrieri di detto comun e manifestando qualche cappo di famiglia doverano detti manifesti esser divisi per meta tra il comun e detto manifestante. L'istessa regola per li Saltari s'intendi anco se manifesterano negli argini o altri beni del proprio del Comun che non siano boschivi conseguirano solamente un terzo delli manifesti che facessero, essendo che li cappi famiglia non sono sotto posti all'amenda che a tempi propri vengono giudicati dalli Sgrossadori come sono li Saltari.
Tra i consiglieri: Mzsser Crestan q. Pietro Zarantonello.
Tra i presenti: Carlo q. Arcanzelo Zarantonello, Battista q. Mattio Zarantonello, Giulio Zarantonello, Carlo q. Domenicus Zarantonello, Mattio q. Domenico Zarantonello, Zuanne q. Battista Zarantonello, Iseppo q. Stefano Zarantonello, Domenico q. Giacomo Zarantonello, Girolamo Zarantonello, Andrea Zarantonello, Ciprian Zarantonello.
Tra gli assenti: Abram Zarantonello.
La popolazione di Piana da 550 abitanti era salita a 820 divisi in 140 famiglie (dati ricavati da una vicinia del 1758 nella quale venivano approvati i capitoli relativi all'ampliamento della chiesa).
N el 1759, si penso di acquistare un ostensorio d'argento e di far dipingere due quadri da esporre nell'altare di S. Valentino. " Vedendo l“ Pietro Zarantonello sindico, Tomaso q. Mattio Zarantonello ·· governatore dell'anno presente ·· ", i due quadri raffiguravano S.Antonio da Padova e S.Eurosia e costarono una somma di 70 ducati, dei quali 25 pagati dalle confraternite del Santissimo e del S.Rosario.
N el 1763 la vicinia approvava l'acquisto di un nuovo orologio per il campanile e l'anno dopo si provvedeva alla risistemazione della campana.
II Comune nel 1769 comperava, per la somma di 110 ducati, un baldacchino "per portar processionalmente quel Dio che tutto creo'".
L'ampliamento della Chiesa veniva ultimato nel 1780, l 'altare della Madonna del Rosario era stato acquistato alcuni anni prima a spesa della Confraternita del S.Rosario (massaro Pietro q. Ciprian Zarantonello) di Trissino per 35 ducati.
Ma le condizioni di vita a Piana nella seconda met a' del 1700 dovevano essere molto dure. In generale una grande crisi economica aveva investito tra il 1600 e la meta' del 1700 tutte le regioni italiane e non aveva risparmiato l'agricoltura della terraferma veneta ; Venezia aveva venduto nel tempo porzioni sempre maggiori di beni comunali , gli investimenti compiuti dal ceto nobiliare ( nel 1635 la quota attribuita ai nobili della citta' era salita a ben nove decimi del totale delle terre coltivate) erano serviti per l'acquisto delle terre , per la costruzione di splendide ville e non per il rinnovamento delle tecniche agrarie o il miglioramento delle condizioni di vita dei ceti rurali. Lo stesso comune di Piana fu costretto a vendere buona parte dei suoi "beni del Comun" per soccorrere i piu poveri e comperare il grano.
Nel marzo del 1764 il Comune chiedeva al Magistrato di Venezia e al Doge una quantita' di sale sufficiente ai bisogni della popolazione. "Questo povero comun della Piana -dice l'atto notarile -situato in molta distanza et in vicinanza allo stato estero, s'attrova in penuria di sale, perche' l'appaltatore di sale bianco e nero che risiede in Valdagno, ricusa darne all'ingrosso per esser distribuito a questi poveri abitanti".
La Repubblica veneta stava vivendo nel corso del 1700 una sua "agonia crepuscolare" sui piano economico e politico, un'agonia che avra' termine con l'irrompere nel 1796 dell'esercito francese guidato da Napoleone Bonaparte. Bernardo Rocchese, cronista di Valdagno, nel suo italiano sgrammaticato ma colorito, annotava nel suo diario:
1797 add“ 30 aprile -"Sua Ecc.za N.U. Ludovico Manin, questo sono stato ultimo doge che abia la Republica veneziana. La caduta dopo che la durata quatordici secoli che fa anni 1400. E a Vicenza ultimo podesta e capitanio sono stato Sua Ecc.za Girolimo Barbaro; e adesso sono suditi come gli altri poveromini e avanti era Principi Veneti. Siete deventati oramai asini dopo che avivi il comando e adesso siete suditi; portate la bassa come pessi di porchi, pagate assai, tasete e andate anche soldati, chiapate bastonate su il culo come i poveri musati".
1797 addi' 8 maggio -"Venuto ordine che tutti possa vendere pane, vino, carne, tabacco, salle e altro tutto selza dazio alcuno e a durato sino addi' 27 maggio 1797.
1797 addi' 2 novembre -"Don Pietro Crocco capelano dell'arciprete di Valdagno giorno di domenica a canta Messa solenne con stromenti da fiato i Francesi, con li violini di sonadori di Valdagno e la sera dell'avemaria prima i francesi coi stromenti sonava e ballava intorno Albero della Liberta e soldati con tamburi battenti ballava sino alle ore tre di notte; si a divertiti a cantare e balare e quattro tamburi batteva che era un susurro grande; i era per i piu imbriaghi, sbecava Viva la Liberta , ma a durato la liberta molto poccho, simo privi piu' che prima trenta volte, poveri Italiani colgioni! "
Non sappiamo se gli Zarantonello e gli altri abitanti di Piana abbiano ballato intorno all' Albero della Liberta'. Questa prima dominazione francese durava poco, infatti Napoleone cedeva la Gloriosa Republica di S.Marco all'Austria.
Dal 1805 al 1815 il territorio veneto veniva nuovamente governato dai francesi. In questo periodo Piana perdera' la sua autonomia, venendo annessa a Quargnenta ne11807. Con la caduta di Napoleone e il ritorno degli austriaci nel 1815, Piana verra' annessa prima a Brogliano e poi definitivamente al Commune di Valdagno, ne1 1819 ; cosi' dopo quasi tre secoli di vita, il comune di Piana perdeva la sua indipendenza e i suoi diritti.
Tra gli anni 1814-1817 Piana conosceva una tremenda carestia. Le condizioni della popolazione erano molto preoccupanti: il Prefetto di Vicenza asseriva che nei paesi montani di Valdagno, tra cui c'era anche la Piana , gli abitanti “languivano tra gli orrori della fame”; la cattiva nutrizione diffuse poi anche la pellagra. I nobili Trissino e il parroco di Cornedo continuavano a raccogliere la decima sui territorio di Piana. II terzo di pertinenza del parroco di Cornedo veniva affrancato nel 1821 mentre i due terzi di decima della famiglia Trissino venivano dati in affitto perpetuo a dodici famiglie di Piana, il 3 ottobre 1825, con un atto redatto a Vicenza in Palazzo Trissino nel Corso. Tra queste famiglie c'erano: Antonio Zarantonello detto dai Cengi Antonio Zarantonello del fu Girolamo II contratto, per cauzione ipotecaria sui terreni dei fittavoli, era “a fiamme e fuoco”, ossia non prevedeva alcun risarcimento o riduzione del canone in caso di cattivo raccolto.
I tempi stavano cambiando: le antiche attivita artigianali, i molini, la lavorazione della lana e della seta, quella del ferro che si affacciavano sulle sponde dell' Agno, o delle seriole, venivano sostituit e da industrie moderne e meccanizzate. Le famiglie Zarantonello abitavano a Valdagno, Cornedo, Trissino, Muzzolon; esisteva ed esiste tuttora una "contra Zarantonello" e una "contra Tomasoni", abitate in buona parte da Zarantonello fin dal 1700-1800.
Per risollevare l'economia della zona nel 1830 il comune di Valdagno decide di fare la strada per Piana. Bernardo Rocchese, puntualmente annotava:
" 1830, addi' 15 marzo -I a' levato asta la strada dalla Piana sig. Luigi fu Francesco Marzoto da fare il ponte su Lario alla Campagna. II resto a' levata sig. Giovanni Fiori di Gaetano; per fare la strada per andare alla chiesa della Piana i a' anticipiato in tra tutto quilli dalla Piana a giutare a fare la strada con mille opre da fare e cos“ anche il paroco a' da metere anche lui tante opre come son restati intesi e ormai sono principiata · · "
Oramai finito anche il ponte su Lario alla Campagna e anche la strada che va alla chiesa della Piana via de Gerzaro. Finito nel mese di maggio 1830.
Famiglie Zarantonello, diventate molto numerose, si distinguevano per i vari soprannomi:
Petele, Polidori, Scauli, Chicci, Surdi, Cini, Goti, Carani, Antonigi, Toaldo, Muri, Campanari, Palladio, Stagno, Frangi, Pianeti, Scagni, Polentini, Cinceta, Muro, Passaia, Nogara, Tognon, Sbercia, Poia, Gnocchi, Tommasoni, Gotti, Mariola, Chiele, Caporale, De Mio, De Bortola, Zamberlan, Cinciole, Ciocca, Scala, Ruggio, Massela, Casolin, Petolon, Marangon, Frate, Dal Cason, Salado, Brassola, De Menega, Garbin, Tessaro, Peladio, Jion, Belese
Con gli altri abitanti della Piana, nonostante le guerre, le carestie, il colera, le vicissitudini, avevano continuato ad occuparsi della loro Chiesa e dei loro sacerdoti; tra i lavori fatti:
1874 illuminazione della Chiesa e altre case Lit. 1.195
1877 orologio e meridiana Lit. 695
1878 gradinata a tre porte Lit. 545
1880 ampliamento del cimitero Lit. 3.326
1883 restauro esterno della Chiesa, cornicie grondaia Lit. 2.295
Nel 1899 con il parroco Don Giovanni Sartori veniva acquistato un organo dalla ditta Bartolomeo Zarantonello e figli di Cornedo. Bartolomeo e' il primo di una famiglia di organari; "va a bottega" a Schio da Giovanni Battista De Lorenzi e quando e' sicuro delle sue capacita apre un laboratorio. II figlio Beniamino e poi il nipote Remo continueranno la sua opera ; della loro arte parlano le decine di organi custoditi nelle tante chiese italiane e gli armonium portati dai missionari in tutto il mondo.
Altri Zarantonello avevano prestato la loro opera per la costruzione della Chiesa parrocchiale di Muzzolon. In queste contrade veniva costruito un oratorio semi pubblico di proprieta' della famiglia Zarantonello fu Giovanni Battista, dedicato al S.S. Redentore e benedetto nel 1900.
Nel 1935 in contrada Tommasoni di Valdagno veniva eretta una chiesetta, dedicata a S. Antonio.