1° Raduno Nazionale
Nel 1985 mio papa’ inizio’ a lavorare su questa sua idea di riunire tutta la sua famiglia: inizio’ le ricerche per la ricostruzione dell’albero genealogico tramite i libri delle parrocchie e i cimiteri. E fu allora che inizio’a contattare le varie famiglie, annotando i ricordi dei “vecchi”, per cercare di capire i gradi di parentela. Il suo intento era prima di tutto proprio quello di capire in che modo fossero imparentate le varie famiglie Zarantonello che aveva conosciuto alla Piana. Ricordava infatti dai racconti di suo nonno Giovanni Battista, che se ne era andata da quel paesino dove costruiva i camini per le filande, che esistevano varie contrade, tra cui quella Tomasoni e quella Zarantonello, abitata quasi esclusivamente da Zarantonello. Decise che doveva vederle e cosi’ fece. Fu cosi’ che conobbe vari Zarantonello vicentini; conobbe Sandro, di Muzzolon, Luigi e Pietro di Vicenza. Fu cosi’ che si decise di organizzare la prima festa. Nel frattempo un nostro vicino ci disse di aver conosciuto degli Zarantonello che abitavano a Novellara; fu cosi’ che mio papa’ e Chiara, mia nipote, decisero di contattarli e andarono proprio a Novellara, a casa di Abele Zarantonello che si era trasferito qui prima della seconda guerra mondiale nel periodo delle bonifiche.
Lo stupore di Abele fu grande, e quando si rese conto che non erano venditori ambulanti come aveva pensato in un primo momento, fu ben felice di trovarsi degli Zarantonello in casa, lui che non aveva piu’ avuto contatti da anni con i suoi parenti vicentini; fu quindi entusiasta dell’idea della festa, e decise di portare tutta la sua gente.Eravamo in 220 a Pozzolengo (BS) nel 1989, alla prima festa degli Zarantonello, ed eravamo noi gnocchi di Sirmione e dintorni, i polentini e i tomasoni della Piana, i frangi di Vicenza e i tognon di Novellara. C’e’ da dire infatti che tutte le famiglie Zarntonello hanno un soprannome; ne abbiamo trovati a decine: ci sono ad esempio gli scauli, i muri, i petele, i carani, i bellese, i polidori , i chicchi, i salado, i brassola ecc. Il soprannome veniva dato ad un membro della famiglia e poi rimaneva in carico alla famiglia per generazioni. Le modalita’ con cui veniva dato erano varie: poteva essere o per una sua caratteristica, come per i “surdi” (sordi) o gli “sbercia” (sguerci), o per la loro provenienza, come per i “dal cason” (che venivano da una grande casa) o i “nogara” (che abitavano dove c’era una grande pianta di noci), oppure ancora per le loro abitudini alimentari come i “polentini” che mangiavano sempre polenta perche’ erano i piu’ poveri, o i “chicchi”, o i “gnocchi”, o per il nome del padre, come per i “tomasoni” o gli “antonigi” o i “tognon”, o ancora per il loro lavoro, come gli “sgagno” (dalla parola “scagna” che significa sedia, facevano le sedie) o i “campanari”.
Comunque poi ci sono state altre feste, vero?